Mio papà ha appena finito di leggere A sangue freddo di Truman Capote. Mentre me lo restituiva, mi diceva che l’aveva letto ascoltando Bruce Springsteen, “The Ghost of Tom Joad” e “Devils and Dust”. Ho pensato che mi avesse tolto le parole di bocca, se avessi dovuto scegliere la colonna sonora di quel libro, avrei indicato gli stessi dischi.
Nei film, la musica è fondamentale, è una componente fortissima della narrazione, e uno degli strumenti a mio parere più importanti nel creare piacere ed empatia, se ben scelta.
Anche per i libri si potrebbe provare a fare lo stesso gioco.
A partire da questo episodio, ho pensato un po’ alle colonne sonore ideali di alcuni libri che ho appena letto.
– Trilogia marsigliese (Casino totale, Chourmo, Solea), Jean-Claude Izzo: “Sketches of Spain” di Miles Davis, e tutti i dischi di Abdullah Ibrahim (è stato proprio Izzo a farcelo conoscere)
– Le vergini suicide, Jeffrey Eugenides: “Fevers and Mirror” di Bright Eyes e “11:11” di Maria Taylor
– Vita, Melania Mazzucco: Rino Gaetano, “Piazza, New York Catcher” dei Belle and Sebastian e “Dalla Pace del Mare Lontano” di Sergio Cammariere
– La ballata di John Reddy Heart, Joyce Carol Oates: Ryan Adams, Counting Crows e The Eagles
– La confraternita dell’uva, John Fante: Vinicio Capossela e Tom Waits
– Un complicato atto d’amore, Miriam Toews: “I’m Wide Awake, It’s Morning” di Bright Eyes e “Nebraska” di Bruce Springsteen
– Le correzioni, Jonathan Franzen: “Digital Ash in a Digital Urn” di Bright Eyes, “Gold” di Ryan Adams, “Franz Ferdinand” dei Franz Ferdinand e “First Impression On Earth” dei The Strokes
– Il senso di Smilla per la neve, Peter Hoeg: “Takk” dei Sigur Ros e “When I Said I Wanted to Be Your Dog” di Jens Lekman
– Rosso, Uwe Timm: “Storia di un impiegato” e “Non al denaro non all’amore né alla morte” di Fabrizio De Andrè
Aspetto le vostre, di colonne sonore.